mercoledì 18 settembre 2024

Cristina Scocchia: da L’Oréal a Illycaffè, una carriera di sfide e successi

Il libro “Il coraggio di provarci”, edito da Sperling & Kupfer, racconta la storia di Cristina Scocchia, una delle più importanti manager italiane.

Cristina Scocchia

Cristina Scocchia: l’autobiografia “Il coraggio di provarci”

Il percorso professionale di Cristina Scocchia (AD di Illycaffè) è all’insegna del merito: nata in un piccolo paese nei dintorni di Sanremo, in una famiglia di insegnanti, ha avviato una carriera che l’ha portata ad assumere ruoli manageriali in alcune delle più importanti multinazionali del panorama italiano, portandole al successo. Nel libro “Il coraggio di provarci”, l’AD ripercorre i momenti salienti della sua carriera e la personale filosofia professionale, con i valori che la guidano quotidianamente. L’autobiografia è scritta a quattro mani insieme alla giornalista Francesca Gambarini.

La filosofia manageriale di Cristina Scocchia: responsabilità e inclusione

La visione della leadership di Cristina Scocchia si basa su due principi fondamentali: responsabilità e inclusione. Secondo la manager, la leadership oggi non è più una questione di potere, ma di empatia e attenzione verso i dipendenti. “Oggi, lentamente, si va affermando anche un modello nuovo, mirato a non lasciare indietro nessuno. La leadership richiede responsabilità, empatia e partecipazione. La leadership verticale dell’uomo solo al comando non funziona più”, ha dichiarato, ricordando le difficoltà sofferte dai dipendenti di KIKO Milano nel corso della pandemia: “In quel frangente, ho capito che la leadership non è potere ma responsabilità. Quando la nave traballa, il capitano deve pensare anzitutto alle persone”. C’è poi il tema della parità di genere: l’AD, infatti, evidenzia in molti passaggi del testo la questione del merito. Pur auspicando un futuro in cui donne e uomini vengano valutate esclusivamente per i propri meriti, la manager ritiene imprescindibili in questo momento misure quali le quote rosa, definite come una “medicina amara ma necessaria”.

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