Di ritorno dal Festival dei Giovani di Gaeta, Paola Severino è stata intervistata dal “Corriere della Sera” su alcuni progetti dell’Università Luiss Guido Carli dedicati ai giovani e incentrati sul valore della giustizia.
Cultura della legalità: l’intervista a Paola Severino
Dialogare con i giovani e scoprire che “hanno un fortissimo senso della giustizia e dell’ingiustizia”: è necessario, pertanto, “trasformare il pensiero critico in pensiero più profondo. E far capire perché le scorciatoie sono effimere e la giustizia ha un senso. In questo si impara reciprocamente”. A sottolinearlo è la giurista Paola Severino, Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli e Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, nonché ex-Ministra della Giustizia nel Governo Monti, che ha condiviso il suo punto di vista in una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera”. Occasione per evidenziare anche alcuni importanti progetti della Luiss per diffondere la cultura della legalità nelle nuove generazioni. “Vedere migliaia di giovani seguire con attenzione e grande interesse un incontro sui temi della giustizia e del carcere, scambiandosi opinioni e idee, è qualcosa che mi sorprende e mi emoziona”, ha dichiarato nell’intervista, “ma mi fa anche capire che sui temi della concretezza gli adolescenti ti seguono”. Ambiti, ad esempio, come quelli del digitale e della cybersicurezza, ma anche punti più strettamente etici come il senso di giustizia e i valori. “Il modello che si radica nel tifo sportivo e nei disvalori dell’aggressività, esiste”, ha specificato Paola Severino, “ma quando dialoghi con loro scopri che hanno un fortissimo senso della giustizia e dell’ingiustizia”.
Paola Severino: grande insegnamento dai detenuti ai giovani
Come evidenziato da Paola Severino, in un discorso del genere è importante “accendere la miccia”: “Poi sono i giovani con la loro vitalità e creatività a delineare le progettualità”. Lo dimostrano anche alcune iniziative sviluppate dall’Università Luiss, come il progetto “Legalità e Merito”. “Otto anni fa, quando abbiamo iniziato il progetto Luiss rendendo studenti volontari ‘ambasciatori della legalità’ nelle carceri avevamo solo otto volontari”, ha evidenziato, aggiungendo: “Adesso sono 140 e fanno nascere iniziative bellissime. Come lo sportello counseling in cui danno piccole, grandi, indicazioni ai detenuti, su lavoro e reinserimento sociale”. Esperienze che rendono i giovani “più maturi, più consapevoli. La carcerazione, vista da un ragazzo che per la prima volta si sente limitato della libertà, ha un’altra prospettiva”. Paola Severino ha poi parlato di “Rebibbia lockdown”, un docufilm “realizzato sull’esperienza dei nostri ambasciatori di legalità in carcere”, nel quale “si vede il momento in cui per la prima volta i detenuti riparlano, via IPad, con i familiari dopo la sospensione dei colloqui per la pandemia. I ragazzi del Festival erano molto impressionati”. Una domanda, infine, sull’importanza del confronto con i detenuti: cosa può insegnare questo alle nuove generazioni? “Molto”, ha puntualizzato la Professoressa, raccontando come “una volta chiesi a un giovane in carcere cosa significasse per lui la legalità. Mi rispose: ‘È stare in pace con sé stessi e con gli altri’. La sensibilità ferita di chi ha capito di aver sbagliato è un grande insegnamento”.
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