martedì 11 febbraio 2025

Aumento dei casi influenzali: come proteggere i più piccoli? I consigli di Susanna Esposito

Con l’arrivo dei giorni di picco influenzale, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenziano un’incidenza in crescita, in particolare tra i bambini sotto i cinque anni. Tra il 6 e il 12 gennaio 2025, l’incidenza è salita a 25,5 casi per mille assistiti in questa fascia d’età, rispetto ai 22,6 della settimana precedente. Susanna Esposito, responsabile del Tavolo Tecnico Malattie Infettive della Società Italiana di Pediatria (SIP) e Professoressa ordinaria di Pediatria all’Università di Parma, ha offerto un’analisi dettagliata delle cause e delle possibili soluzioni.

Susanna Esposito

Susanna Esposito: “Le coperture vaccinali sono bassissime”

L’aumento delle sindromi simil-influenzali è causato non solo dai virus influenzali ma anche da altri virus respiratori come il virus respiratorio sinciziale (RSV), adenovirus, Sars-CoV-2 e rhinovirus. Durante la seconda settimana del 2025, il 27,2% dei campioni analizzati dal sistema di sorveglianza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità è risultato positivo all’influenza, il 6,6& da RSV, il 3% da Sars-CoV-2 e a seguire da altri virus. Questa coesistenza di agenti patogeni rende fondamentale distinguere l’influenza da altre infezioni per una gestione clinica adeguata. La vaccinazione antinfluenzale rappresenta il principale strumento di prevenzione. Attualmente, i vaccini quadrivalenti proteggono contro due virus influenzali di tipo A (H1N1 e H3N2) e due di tipo B. Le coperture vaccinali in Italia rimangono tuttavia molto basse, specialmente tra i bambini. “Dalla stagione 2020-2021 il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione a tutta la popolazione pediatrica di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni – ha spiegato Susanna EspositoNonostante ciò, purtroppo, vediamo che le coperture vaccinali sono bassissime in tutta la popolazione pediatrica e in tutta Italia”. Per esempio, nella provincia autonoma di Trento si registra una copertura del 21,22%, mentre in regioni come Sardegna, Sicilia e Abruzzo scende sotto il 5%. La Professoressa ha ribadito l’importanza di campagne informative mirate a sensibilizzare i genitori e i pediatri sull’importanza della vaccinazione per prevenire complicanze e ricoveri ospedalieri. La percezione della vaccinazione pediatrica come non prioritaria ha infatti contribuito a mantenere basse le coperture. I bambini sotto i 2 anni sono particolarmente vulnerabili a causa di un sistema immunitario non ancora esposto ai virus influenzali: “Aumenta il rischio di sovrainfezioni batteriche - come polmonite e otite - e l’uso di antibiotici”, ha aggiunto Susanna Esposito. Tra i 2 e i 6 anni, invece, l’influenza ha un peso epidemiologico elevato. Questi bambini frequentano asili nido e scuole materne, diventando un veicolo di diffusione della malattia all’interno delle scuole e delle famiglie, inclusi gli anziani.

Susanna Esposito: sintomi, contagio e gestione dell’influenza

L’influenza nei bambini si manifesta con febbre alta, tosse, mal di gola e sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea, che nei più piccoli possono portare a disidratazione. Susanna Esposito consiglia di non mandare i bambini malati a scuola per evitare la diffusione del virus e garantire un’adeguata convalescenza. Se sintomi come naso che cola e tosse persistono, il rischio di diffondere i virus è ancora presente e può essere necessario evitare la frequenza della comunità anche per 10-14 giorni. “A proposito di contagio, quello dell’influenza avviene molto facilmente, in genere con una trasmissione che va da 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi fino a 5-6 o, nei casi peggiori, 10-14 giorni dopo. Di solito i soggetti che trasmettono più a lungo la malattia, quindi fino a 10-14 giorni, sono i bambini sotto i due anni di vita e gli immunocompromessi”, ha specificato Susanna Esposito. Tra le complicanze più comuni nei bambini sotto i 2 anni ci sono le sovrainfezioni batteriche e patologie come otiti, rinosinusiti, polmoniti. Nei bambini con patologie croniche o nati pretermine, il rischio di complicanze è maggiore. L’uso inappropriato di antibiotici, avverte la Professoressa, può selezionare resistenze batteriche, aggravando le infezioni. Nei bambini tra i 6 mesi e i 6 anni, invece, possono verificarsi convulsioni febbrili durante bruschi rialzi di temperatura. Conoscendo i rischi e le possibili complicazioni, quando diventa necessario recarsi al Pronto Soccorso? Come ricordato da Susanna Esposito, ci sono alcuni sintomi gravi che richiedono un intervento urgente, come febbre in neonati sotto i tre mesi, irritabilità prolungata, disidratazione o mancato miglioramento nonostante le cure, difficoltà respiratorie, colorito bluastro con estremità fredde, vomito e diarrea prolungati.

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