Lo scorso ottobre, in occasione dei CEOforLIFE Awards, l’AD di TIM Pietro Labriola ha ribadito l’urgenza di cambiare le regole europee per le telecomunicazioni, tra cui una riduzione da cinque a tre degli operatori in Italia, per permettere alle società di avere utili da investire in infrastrutture per la digitalizzazione e l’innovazione.
Pietro Labriola: cruciale un cambio delle regole europee per il settore telco
Presso la sede del ClubHouse Montecitorio a Roma, lo scorso 24 ottobre si è svolto l’evento CEOforLIFE Awards. In quell’occasione è intervenuto anche l’AD di TIM Pietro Labriola, che ha parlato delle problematiche che investono il settore delle telecomunicazioni in Italia e delle possibilità di risolverle. “Non TIM, non l’Italia, in Europa gli operatori di telecomunicazione non guadagnano”. La liberalizzazione del mercato in questo settore – logiche di suddivisione e definizione di norme e orientamento al costo dei prezzi – ha favorito certamente i clienti grazie a una importante riduzione dei costi dei servizi, ma “ha impoverito il bilancio di queste società che normalmente cominciano a tagliare dalla ricerca e sviluppo”, ha sottolineato Pietro Labriola. Per questo motivo, secondo il manager, solo attraverso un cambiamento delle regole europee è possibile garantire la digitalizzazione, che necessita a sua volta di investimenti in nuove infrastrutture. “Oggi la remunerazione del capitale delle aziende di telecomunicazioni è inferiore al costo del denaro”: è fondamentale avere una remunerazione adeguata al capitale investito. Questo può avvenire solo attraverso un cambio di regole della Comunità Europea, come ha sottolineato anche Mario Draghi nel report dello scorso anno.
Pietro Labriola: digitalizzazione e innovazione impossibili se le aziende telco non hanno capitali da investire
Le regole in vigore per il settore delle telco sono state emanate circa 30 anni fa e oggi vanno adeguate e cambiate per permettere i processi di digitalizzazione e innovazione. Alcune delle attività, ad esempio il metering o l’IOT, Internet of Things, necessitano di una rete 5G Standalone Release 16, che consente di moltiplicare nell’ordine delle centinaia il numero di connessioni alla rete, che oggi nessuno possiede in Europa. “Quindi se qualcuno vuole sperimentare le auto a guida autonoma collegate alla rete 5G in Brasile si può, in Italia dimenticatevelo”, ha rimarcato Pietro Labriola. Una soluzione possibile per garantire alle aziende del settore di avere utile da investire è legata al numero di operatori presenti in Italia, cinque rispetto ai 3 in media degli altri Paesi europei o mondiali, e al costo degli abbonamenti mensili, che in Italia sono più bassi rispetto alla media europea o mondiale. “Se le società non hanno utile non investono, se non investi, non hai infrastrutture di telecomunicazione e senza infrastrutture di telecomunicazione non hai né innovazione né digitalizzazione. Quindi — ha concluso Pietro Labriola — lo scenario auspicabile nel cambiamento delle regole è quello di autorizzare il merge tra vari operatori e una migliore equalizzazione delle norme”.
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