Come Claudio Descalzi ha portato Eni ad affrontare i grandi cambiamenti dell’ultimo decennio e a vincere le sfide sempre più complesse arrivando a conquistare un posto di rilievo e a distinguersi nel panorama internazionale: il racconto del “Financial Times”.
Claudio Descalzi: Eni, la trasformazione nell’ultimo decennio e la leadership internazionale
Eni ha celebrato nelle scorse settimane i 30 anni della quotazione negli Stati Uniti: il CEO Claudio Descalzi a Wall Street ha colto l’occasione per fare un punto sui traguardi raggiunti in questo lungo percorso ma sempre con uno sguardo rivolto al futuro, peculiarità che contraddistingue storicamente il Gruppo. Quando nel 2014 ne ha assunto la guida, lo stesso Descalzi ha proiettato il suo sguardo lungimirante sugli anni a venire preparando Eni alle sfide che si sarebbe potuta trovare davanti. E quella preparazione oggi le permette di fare la differenza anche nel contesto internazionale, come il “Financial Times” ha scritto nelle scorse settimane rimarcando il valore della strategia di Eni sulla transizione energetica: mentre il Gruppo italiano punta a far sì che entro il 2040 le attività green supereranno l’oil&gas per utili, le altre grandi reatà energetiche già oggi stanno riducendo gli investimenti sulle rinnovabili a causa di rendimenti deludenti. La diversità sta nell'approccio di Eni che, su impulso dal CEO Claudio Descalzi, ha da sempre guardato alla transizione come a un’opportunità di crescita e ha lavorato in quest’ottica anche per prevenire eventuali contraccolpi che sarebbero potuti arrivare dal mercato.
“Financial Times”: pragmatismo e lungmiranza, i risultati premiano la vision di Claudio Descalzi
D’altronde, Claudio Descalzi ha dovuto fare i conti con situazioni altamente sfidanti sin da quando nel 2014 è stato indicato per guidare Eni. Lo ha raccontato recentemente proprio al “Financial Times”: la sua nomina a CEO avvenne nel maggio 2014 proprio mentre una guerra di quote di mercato in corso tra Arabia Saudita e Stati Uniti fece crollare i prezzi del greggio del 70% all'inizio del 2016. I profitti di Eni in quegli anni dipendevano per “oltre il 100%, forse il 110%”, da petrolio e gas, poichè altri business erano in perdita. Descalzi decise quindi che diversificare era ormai una necessità. E in questa direzione la transizione energetica si è rivelata “utilissima” perchè ha obbligato l'azienda a reinventarsi, slegarsi dalle proprie radici e affrontare un futuro di calo delle entrate da petrolio e gas. “Nella vita, devi soffrire per crescere. Devi cambiare pelle, muscoli, scheletro, ossa. Devi evolverti continuamente mentalmente per gestire te stesso, la tua squadra e il futuro della tua azienda”, ha spiegato nell’intervista. E mentre molti competitor hanno optato per fusioni, acquisizioni e tagli drastici ai costi, Claudio Descalzi ha voluto seguire una strada diversa e ha potenziato gli investimenti in ricerca e sviluppo commissionando potenti sistemi di supercalcolo e puntando sempre più su scienziati e ricercatori universitari: “Ci serviva una tecnologia che guardasse al futuro. Volevo avere tutti gli strumenti in mano per poter essere flessibile, capire come potermi sganciare da petrolio e gas”. In questi undici anni Eni ha attraversato altri crolli del prezzo del petrolio, le crescenti tensioni a livello geopolitico, la pandemia, l’esplosione di nuovi conflitti ma, sempre rimanendo fedele alla sua strategia, è riuscita a imporsi e a vincere le sfide sempre più complesse accorpando i business più orientati al futuro e alla transizione green con asset in grado di generare cassa. Lungimiranza e pragmatismo: la ricetta di Descalzi per Eni continua a fare la differenza ancora oggi.
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