L’Amministratore Delegato di TIM Pietro Labriola ha lanciato un chiaro messaggio sul futuro delle telecomunicazioni in Europa, definendo il settore “un malato terminale” la cui unica cura è il consolidamento. In un’intervista rilasciata in occasione dell’evento live di “Affari&Finanza”, il manager ha evidenziato le criticità di un mercato caratterizzato da eccessiva competizione e mancanza di ritorni sugli investimenti.
Pietro Labriola: il consolidamento come unica via d’uscita
Il comparto delle telecomunicazioni, ha confermato Pietro Labriola, soffre a causa di “un eccesso di competizione, derivato dal fatto che l’Europa ha scelto il modello di massimo liberismo”. Attualmente, l’Europa conta circa 100 operatori, molti dei quali in difficoltà per la scarsa redditività del settore. “Il problema è che prima le telecomunicazioni erano un settore chiuso, ora ci sono competitor provenienti da mercati diversi e con regole differenti. Chiedo equità di trattamento: o meno regole per tutti, o più regole per tutti”, ha aggiunto l’AD. Secondo il manager, prima di pensare alla creazione di “champion europei” delle telecomunicazioni, occorre rafforzare i singoli mercati nazionali: “Il primo punto è quindi il consolidamento nei singoli Paesi”, ha ribadito.
Pietro Labriola: partnership con Iliad e Poste e know-how all’estero
Per quanto riguarda TIM, Pietro Labriola ha individuato due potenziali partner strategici per una possibile fusione o collaborazione: Iliad e Poste Italiane. “Tutti gli incroci che portano a una quota di mercato sopra il 45% sono impraticabili. Un deal con Iliad avrebbe caratteristiche industriali di riduzione delle reti, mentre con Poste la partnership può accelerare la condivisione della base clienti”, ha proseguito. Il manager ha poi lanciato un ulteriore allarme sugli investimenti futuri. “Se non abbiamo un ritorno nell’investimento non investiremo nelle reti 5G e in fibra, e quindi non ci sarà digitalizzazione dell’Europa”, ha dichiarato, ricordando come la questione non riguardi solo TIM, ma l’intera economia europea. TIM non ha intenzione di investire direttamente all’estero, ma punta a esportare il proprio know-how. L’AD ha spiegato che la collaborazione con l’Agenzia per l’innovazione e lo sviluppo digitale del Ministero dello sviluppo digitale e dei trasporti dell’Azerbaijan rientra in questa strategia. “Sul segmento enterprise – ha quindi concluso Pietro Labriola – abbiamo sviluppato delle tecnologie nostre per le quali abbiamo investito e abbiamo delle piattaforme esistenti: la possibilità di portare a costo marginale queste piattaforme all’estero ci porta ad avere dei ricavi e delle marginalità aggiuntive da reinvestire nelle stesse piattaforme”.