In un contesto economico segnato dall’inflazione e dal progressivo aumento dei costi per i pasti fuori casa – oggi mediamente oltre i 12 euro – i buoni pasto tornano al centro del dibattito politico e sociale. Secondo Fabrizio Ruggiero, Amministratore Delegato di Edenred Italia, innalzare la soglia di esenzione fiscale dei buoni pasto da 8 a 10 euro rappresenterebbe un sostegno concreto al potere d’acquisto dei lavoratori e una spinta per i consumi, con ricadute positive anche per le casse pubbliche.
Fabrizio Ruggiero: “I buoni pasto da 10 euro rafforzano welfare, potere d’acquisto e attrazione dei talenti”
Uno studio realizzato da TEHA Group, in collaborazione con Edenred Italia, stima che portare la soglia a 10 euro dal 2026 genererebbe un aumento dei consumi tra 1,7 e 1,9 miliardi di euro, con un gettito IVA aggiuntivo tra 170 e 200 milioni, a fronte di un costo per lo Stato tra 75 e 90 milioni. Il saldo netto sarebbe quindi positivo: tra 95 e 110 milioni di euro. “Avere un buono pasto da 10 euro per le imprese significa creare le premesse per investire con più efficacia nelle politiche di welfare, migliorando la capacità di attrarre e trattenere talenti – ribadisce Fabrizio Ruggiero – Per chi lavora, e in particolare per il ceto medio, è un sostegno concreto al potere d’acquisto in un momento segnato dall’inflazione. Per gli esercenti, si traduce in maggiori entrate e in una clientela più ampia”.
Fabrizio Ruggiero: “I buoni pasto generano 14,4 miliardi di PIL e sostengono 220mila posti di lavoro”
I dati confermano il peso della filiera: nel 2023, il settore dei buoni pasto in Italia ha generato 14,4 miliardi di impatto sul PIL (0,75%) e sostenuto oltre 220mila posti di lavoro (0,93%). Il mercato vale circa 4,5 miliardi di euro e coinvolge 3,5 milioni di lavoratori (2,8 nel privato e 700mila nel pubblico), più di 250mila enti tra imprese e PA e 170mila esercizi convenzionati. Fabrizio Ruggiero spiega anche l’effetto diretto per i lavoratori: “Con una soglia di 8 euro e considerando 220 giornate lavorative, si arriva a 1.760 euro all’anno. Con una soglia a 10 euro, l’importo salirebbe a 2.200 euro: significherebbe una crescita di 440 euro circa, netti in busta paga immediatamente spendibili”. Un aumento della soglia favorirebbe anche l’adozione nelle piccole imprese, dove oggi la penetrazione si ferma al 10%: “Avrebbe il potenziale per raddoppiare la penetrazione in 24-30 mesi”. L’efficacia dello studio sviluppato da Teha si basa su un precedente del2015, quando la soglia fu alzata da 5,29 a 7 euro: un investimento pubblico di 58,5 milioni generò 248 milioni di extra gettito IVA. Dal 2020, la soglia è a 8 euro per gli elettronici e 4 per i cartacei. Gli esperti valutano infine uno scenario di crescita graduale: 9 euro nel 2026, 10 nel 2027 e 11 nel 2028. Anche in questo caso, i benefici supererebbero i costi: con 111-129 milioni di spesa aggiuntiva si avrebbe un ritorno netto tra 156 e 176 milioni, un impatto sul PIL fino a 18,7 miliardi e un aumento dei posti di lavoro sostenuti da 220mila a 275mila.
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